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Alessandra D'Este. Illustrazione a tempera. Ricordo dell'eremo delle carceri. Alessandra D'Este. Illustrazione acquerello. L'ultima notte nell'orto degli ulivi.
12 Aprile 2020

HANNO RUBATO IL MIO SIGNORE

Di Maria Rimase

 

Sono la bambina che non c’era. Non c’era secondo loro, secondo le Scritture. In genere donne e bambini non compaiono nella conta finale, spesso funzionale alla trasmissione gerarchica. Eppure io c’ero. Ci sono sempre i bambini al Seder di Pesach. Sono lì per fare le domande. Se un bimbo non fa le domande e un vecchio non dà le risposte, s’interrompe la catena, non si toglie più la polvere dai libri, non si fa questa pulizia obbligatoria a Pasqua, finalizzata a trasformare il Memoriale in una cosa viva. Paolo De Benedetti, un grande interprete dell ’incontro tra Ebrei e Cristiani, ha scritto che l’Ebraismo vive di domande, mentre i catechismi cattolici prevedono che i bambini normalmente diano solo delle risposte. Veramente era mio fratello quello che avrebbe dovuto porre gli interrogativi rituali, ma si addormentò quasi subito, stremato, sui tappeti che erano stati messi sul pavimento. Allora colsi la palla al balzo e cominciai a chiedere. Del resto sembrava tutto predisposto per scatenare la mia curiosità. Chiedevo senza insolenza, con ordine, si capisce (del resto questo significa Seder: ordine, successione), ma chiedevo continuamente. E perché erano tutti sdraiati sul fianco sinistro (non seduti come nel Cenacolo del vostro Leonardo)? Perché – mi fu risposto – è la posizione degli uomini liberi mentre mangiano e noi siamo stati liberati. E perché mettevano il sedano e la cipolla nell’acqua salata (buona!!!)? Era per ricordare le lacrime dei nostri antenati durante la schiavitù. E perché solo quella sera si mangiava quella specie di marmellata squisita? Per ricordare la malta che in Egitto gli Ebrei adoperavano nei lavori di costruzione, durissimi e svolti a ritmi insostenibili. E perché uno dei tre pani sul vassoio era stato spezzato in due? Per ricordare il Mar Rosso che si divise per favorire il passaggio degli Ebrei in fuga. E Pesach non significa, forse, passaggio? A quel punto, però, ebbi l’impressione che l’uomo che rispondeva alle mie domande infrangesse l’ordine del rito o forse lo spiegasse meglio. Fu quando, dopo aver pronunciato le parole: «Prendi, questo è il pane dell’afflizione che i nostri padri mangiarono nel paese d’Egitto. Chiunque ha fame venga e mangi. Chiunque ha bisogno venga e mangi il cibo pasquale», mi chiese di aprire la porta ed entrò gente di ogni risma (voi non avete idea di quanta ne arrivasse a Gerusalemme in quei giorni) e ci si rese conto che le pietanze sulla tavola non sarebbero bastate. Allora lui disse ancora: «Prendete e mangiate. Questo è il mio corpo, che è dato per voi. Fate questo in memoria di me». E disse qualcosa di simile anche mentre benediceva il vino ed era così dolce e dolente mentre parlava... Allora ebbi quasi paura di fargli male, mentre gli chiedevo ancora: «Ma perché questa notte è diversa dalle altre notti e perché manca l’agnello?». Lo sentii mormorare: «Sono io l’agnello e compio il mio Esodo». In quel momento vidi che era entrata anche una donna con in mano una boccetta di profumo, capii che si conoscevano e chiesi: «Lei ti vuole bene e tu vuoi bene a lei?». Questa volta ero stata io a infrangere l’ordine e dovetti schivare lo scapaccione di Pietro. Di quello che successe dopo conservo un ricordo confuso: ero molto piccolae cedetti al sonno e all’emozione. Ricordo però due braccia forti che mi stringevano per proteggermi e sempre quella voce dolce che diceva: «Lasciatemela qui, chi non è come loro, non entra nel Regno».  E poi, nei giorni seguenti, una mano profumata che mi copriva gli occhi perché io non vedessi e una mano ruvida che mi teneva tappata la bocca. E io, terrorizzata, pensavo: «Se m’impediscono di fare domande, Lui morirà!». E poi la sua domanda urlata – non avevano pensato di tapparmi anche le orecchie – a Dio, a Dio che lo aveva abbandonato. E altre urla e tenebre. E il dolore che io, bambina, ho rimosso. Dormii di nuovo, dormii tanto per dimenticare. Mi svegliò un altro profumo. Seguii la sua scia. Sentii che l’amore la precedeva, mentre ascoltavo quelle parole in un giardino: «Hanno rubato il mio Signore...». Adesso lasciatemi saltellare fino a voi. In definitiva sono una bambina e mi muovo con passo leggero. In fondo sembra che Pesach, ancora prima dell’Esodo, fosse la danza dei pastori, a primavera. È importante che io faccia le domande giuste, perché anche voi possiate saltar dentro nella storia. Chi deve attraversare il mare stanotte e da chi o da che cosa ci dobbiamo liberare? Ed è importante ricordare le Sue domande da risorto, così umane, così aperte e rispettose, così diverse dalle certezze inquisitorie di chi lo uccise: «Donna perché piangi? - Avete qualcosa da mangiare? - Non vi ardeva forse il cuore?». Così vi prometto che continuerò a domandare. Se smetto di chiedere, morirà di nuovo.  Di nuovo ce lo porteranno via.

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