Siamo riusciti, finalmente, a prendere atto della grave situazione climatica che sta stravolgendo il pianeta. Purtroppo lo stiamo facendo con qualche decennio di ritardo. Auguriamoci tutti assieme di non aver ancora superato il limite del non-ritorno. Questo allarme ha assunto una dimensione globale grazie alla ormai famosa ragazzina svedese di nome Greta. Uomini di vari rami scientifici avevano cercato di farci capire la gravità del problema che, volenti o no, deriva dallo sviluppo spinto che l’uomo moderno ha preteso di dare alla propria esistenza. Neppure l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco aveva sortito qualche effetto concreto. La quasi totalità degli uomini adulti - cioè quelli avanti con l’età, come me, forse ormai deteriorati dalle brutture di una società dove ognuno pensa ai fatti propri e dove i fatti di tutti diventano di nessuno - ritiene spetti sempre a qualcun altro il doversi far carico delle soluzioni. Degrado ambientale, imbarbarimento sociale, decadimento etico … «Sì, sì ho capito. Ma io che ci posso fare?».
Siamo a oggi ed ecco la svolta: si muovono i giovani, quella gioventù a cui nessuno dava un briciolo di credito e muovendosi stanno creando un turbine oramai mondiale, un’onda anomala che, speriamo, spazzerà via il sonnolento torpore dei pacifici adulti. Anche il Friuli ha il suo portabandiera: Aran Cosentino, studente di 17 anni. Ha salvato e sta continuando a salvare il torrente Alberone con una mobilitazione di giovani e non. Diamo il benvenuto tra le nostre pagine ad Aran e a tutti i suoi amici che salutiamo con un abbraccio di totale condivisione e, se può servire, di incoraggiamento.